Nuove opere
… I have promises to keep,
And miles to go before I sleep,
And miles to go before I sleep.
(R. Frost, Stopping by Woods on a Snowy Evening)
L’antenna TV e lo scontro con la RAI
Il 24 luglio 1964 il sindaco Ossola scrisse all’ing. Galligioni della RAI per concedere il nulla osta alla costruzione dell’impianto su circa 1000 mq, al canone simbolico di mille lire annue, purché nel rispetto totale della funzionalità dell’Osservatorio Astronomico e dell’area donata dalla Signora Sofia Stringher Zambeletti per l’utilizzazione del parco. Erano poste le seguenti condizioni: altezza dell’antenna non superiore a 40 metri, assenza di fanali di segnalazione per la navigazione aerea, distanza del pilone UHF dall’osservatorio superiore a 210 metri, recinzione dell’impianto.
Nell’estate 1965 l’impresa SAEM iniziò a costruire per la RAI-TV il grande ripetitore UHF. Fu aperto un nuovo percorso per il transito di mezzi pesanti fino a 6 tonnellate, allargando il tratto dal belvedere al piazzale Nord e aprendo un nuovo tracciato fino al cantiere del traliccio. Gli scoppi delle potenti mine resero necessaria la revisione del meridiano dello strumento in cupola e aprirono una crepa sulla facciata dell’osservatorio. Il bosco fu disseminato di grandi pericolosi macigni [La Prealpina, Si costruisce una strada per la Punta Paradiso (10 giu 1965)]. In violazione degli accordi il pilone fu innalzato a 57 m. e a soli 160m. dall’osservatorio. Durante un sopralluogo con l’ingegnere Galligioni (RAI) e l’ing. Mario Bianchi, il primo ebbe a dire (riferendosi all’osservatorio) se avessi tra le mani una carriola farei ruzzolare quella casettina giù dalla montagna. Furia racconta gli sferrai un pugno, subito ricambiato. I due fecero ritorno nella stessa limousine, con Bianchi seduto in mezzo.
Con raccomandata del 26 settembre 1966 il sindaco Ossola intimò alla RAI di provvedere alla rimozione del manufatto. Alle proteste il sindaco rispose che ogni soluzione amichevole era subordinata alla riduzione sotto i 40 metri dell’altezza, da effettuarsi entro il 5 novembre. Una settimana dopo la RAI rispose che poteva scendere di soli 6 metri, pena anche la riduzione della ricezione nel comune varesino. Il 2 novembre il sindaco rispose che non derogava dal limite dei 40 metri, avendo già dato prova di buona volontà nel soprassedere sul mancato rispetto dei 210 metri di distanza. Golia fu sconfitto: il pilone fu segato e portato all’altezza stabilita e, per occultare il grande muraglione, la RAI si impegnò a piantumare abeti per schermare il bastione del pilone [La Prealpina, Il ripetitore di Punta Paradiso sarà pronto nell’autunno 1966 (3 ago 1965), I lavori a Punta Paradiso per il ripetitore RAI-TV (22 ott 1965), Si alza l’antenna del ripetitore TV (3 sett 1966), Accorciano l’antenna del ripetitore TV (4 nov 1966), Sarà abbassata l’antenna della TV al Campo dei Fiori (10 nov 1966), La vertenza sul ripetitore RAI-TV puntualizzata dal fondatore dell’Oss. di Campo dei Fiori (6 dic 1966), A Punta Paradiso in funzione il ripetitore della RAI-TV (12 genn 1967)].
L’estate 1965 trascorse nell’estenuante lavoro di mantenere transitabile la “strada” aperta dalla RAI. Ad ogni acquazzone si trasformava in un torrente di fango e bisognava riempire le buche. Il piazzale era attraversato dai profondi solchi dei camion, e spesso i soci dovettero scendere per spingere automobili bloccate. Poiché la RAI non interveniva, Furia rimosse i cartelli segnaletici dell’osservatorio per scoraggiare le visite. Con l’inverno la strada peggiorò, trasformandosi in insidiosa pista di ghiaccio. Per non isolare l’osservatorio, dove già abitava il custode, ad ogni nevicata partiva in discesa la cala trainata dalla FIAT Campagnola, che aveva sostituito la jeep, carica di sabbia e di soci.


Apparve nel cielo di Varese la spettacolare cometa Ikeya Seki (1965f) Splendida e solitaria, dopo avere percorso quasi un’eternità tra i neri abissi del cosmo, la colossale cometa 1965f sta per avventarsi contro la spaventosa fornace solare alla velocità di oltre 600 km al secondo, verso un destino di fiamme … (S.F.). La cometa entrò in profondità nella corona sfiorando la superficie solare a una distanza poco superiore a quella tra la Terra e la Luna. Riemerse più luminosa e spezzata in due frammenti, future comete. I calcoli dell’orbita mostrarono che essa era a sua volta frammento di altra più grande cometa radente che, rompendosi, originò i frammenti che i secoli separarono in comete distinte. [La Prealpina, Domattina sarà possibile ammirare la cometa 1965f, (20 ott 1965)]
Sabato 1 gennaio 1966 Colloquio intervista col giornalista Fulvio Campiotti … Illustro le mie idee e progetti per la realizzazione del giardino Pilota “Zambeletti” e del grande “Parco regionale”. Passo in rassegna i vari tempi di studio, progettazione giuridica e organizzativa e divulgativa atti a preparare la formazione del consorzio per l’acquisizione delle aree del territorio da destinare a parco. Insisto nella precedenza della impostazione dei problemi legislativi accanto a quelli di programmazione e di studio … (S.Furia, agenda 1966)
Domenica 9 gennaio 1966 È gelato un tratto di tubazione del condotto idrico … È doloroso a dirsi ma tutte le mie preghiere e tutte le mie prospettate previsioni di pericolo temuto non sono servite a nulla. Nè la direzione tecnica nè l’Ingegnere Capo hanno provveduto in tempo utile dal mese di maggio 1965. Ora ciò che più temevo si è verificato. Constato, tristemente, come un’opera che io ho voluto per maggior gloria della città, e come tale riconosciuta e premiata, è stata negletta proprio nel momento in cui essa doveva essere completata. È come un corpo meraviglioso cui mancano organi indispensabili a vivere. Sono amareggiato, stanco e non godo buona salute …
Continuò istancabile l’attività di divulgazione [La Prealpina, Conferenza di Furia sulla flora alpina del Campo dei Fiori (23 ago 1966), Il Prof Furia al Circolo Cedratese (6 sett 1966), Conferenza Furia sull’Osservatorio del Campo dei Fiori (23 sett 1966), Questa sera all’AMI S. Furia parlerà dell’Osservatorio del Campo dei Fiori (21 ott 1966), Caloroso successo della conferenza Furia (9 nov 1966), Conferenza e proiezioni alla Casa della Gioventù (11 nov 1966); La Provincia, Al circolo culturale lezione di astronomia (20 dic 1966). ]
All’inizio dell’estate due bambine di dieci anni, durante una gita coi genitori al Poggio, si persero nel bosco. Dopo avere vagato tutto il pomeriggio le loro grida furono udite in osservatorio. Furono tratte in salvo quando ormai stava calando il buio [La Prealpina, Bimbe smarrite in un bosco rintracciate da alcuni astronomi (17 giugno 1966) ]
Rosi Ossola lavorava nell’ufficio del Registro, e conosceva l’attività di Furia attraverso le frequenti telefonate che egli riceveva in ufficio per i problemi del pilone RAI (il capufficio gli aveva disposto una linea telefonica privata). Nel dicembre 1966 facevano visita all’osservatorio il prevosto di Varese Mons. Manfredini e il sindaco Ossola. Quel giorno Furia propose a Rosi di unirsi a loro, ed ella accettò. Camilla Zanzi la prelevò con la 500 e Rosi col vestito da impiegata si ritrovò nella neve del piazzale Nord. Cariche di pasticcini e ogni cosa utile al ricevimento, raggiunsero a piedi l’osservatorio, dove si misero a pulire e allestire. Rosi vinse il concorso di ruolo, e fu assunta dal Comune di Varese come segretaria dell’osservatorio. Il Sindaco aveva riportato buona impressione durante la sua visita, ma trascorse circa un anno prima dell’assunzione, e nel frattempo fu pagata dalla Schiaparelli, 50 mila lire al mese. (Furia, 2010)


La Prealpina, Il Sindaco e Mons. Manfredini visitano l’Osservatorio Astronomico (22 dic 1966).
Il Centro Radio
Nell’ottobre 1966 il gruppo Pioniere iniziò i lavori di costruzione della palazzina del Centro Radio (oggi al suo posto si trova l’edificio della cupola Galileo). Le pietre degli scavi furono lavate e utilizzate per fondamenta e muri che avrebbero potuto sostenere un grattacielo. Il resto servì a riempire il viottolo di collegamento con l’osservatorio. Col disgelo, nell’aprile 1967, si edificarono le mura perimetrali e, nella notte tra il 2 e il 3 settembre 1967, si fece la gettata con le solette prefabbricate, dono dei soci Carlo e Renato Belli (ditta Solai e Travi Varese). L’autista della cava, si arrischiò a portare i camion di ghiaia fino al piazzale dell’osservatorio, e questo risparmiò molte fatiche. Fu poi effettuato l’avventuroso montaggio del traliccio per le antenne della stazione radio sperimentale, che richiese uno scavo di 8 mc per il basamento, sul quale fu imbullonato il traliccio in due tronconi di 7 e 5 metri. Iniziarono i temporali, che si succedettero senza dare tregua. La strada divenne impraticabile e il flusso dei materiali si interruppe; il resto dell’estate trascorse negli inutili sforzi di rendere la strada transitabile. La sera del 7 ottobre fu armata la seconda soletta del centro radio. Nello stesso mese fu montato l’anemografo. Dopo una primavera trascorsa a ripristinare la strada, nel giugno 1968 ripresero i lavori. Furono abbattuti abeti e larici a ridosso dell’edificio, che fornirono materiale per i pavimenti e i rivestimenti. Si fecero lo scavo, la posa della fossa biologica, i cunicoli e i pozzetti delle connessioni elettriche e idriche tra la palazzina e l’osservatorio.

La cucina e la mensa
Occorreva un luogo dove la comunità al lavoro potesse sostare per studiare e pranzare. Il rancio era consumato sotto il portico, o nella “cucina” contigua al garage, dove erano collocati un tavolo, scaffali in assi da opera protetti da tendine e il fornello con la bombola. I piatti erano lavati al piano di sopra, nella vasca da bagno.


Durante una conferenza privata di Furia in casa Pirelli a Casciago, la sig.ra Ludovica Pirelli Zambeletti (sorella di S. Stringher) venne a conoscenza del disagio e volle offrire un contributo. Con quei soldi, nell’autunno 1967 avanzato, l’impresa De Grandi eseguì le opere murarie per convertire il garage nell’attuale ampio soggiorno ad uso refettorio. Per la neve, gli operai pernottavano in foresteria e l’impresa terminò i lavori in soli trenta giorni. L’opera di intonaci, piastrelle, idraulica, verniciatura e il resto, come le tendine alle finestre, fu compiuta dai soci, lavorando a tutte le ore. Si dovette anche spalare la neve, per consentire al camion del mobilificio Galimberti di portare i mobili. Ma per Natale la corsa contro il tempo era finita, e la Schiaparelli festeggiò dentro un osservatorio caldo e ospitale. I tavoli, l’attrezzatura della cucina e le stoviglie col marchio della Soc. Astronomica Schiaparelli, furono donati dalla sig.ra Ludovica Pirelli. Venne l’inverno e scaricò oltre un metro e trenta di neve.



Il 20 gennaio 1968 fu avvistata la cometa Ikeya-Seki (1967n) da S. Furia, C. Zanzi e G. Pianezzi [La Prealpina, Avvistata ieri mattina alle 5,50 la cometa giapponese Ikeya-Seki 1967n, (21 gen 1968).]
Il binoculare Zeiss
Furia fu avvertito di un’asta pubblica a Salsomaggiore per un grosso binoculare Zeiss 103mm. Ottenne un prestito dal Credito Varesino: 500 mila lire in assegno e altrettanti in contanti e lo strumento fu suo. Il 24 gennaio 1968, siamo ripartiti io e Tino Trevisan nel tardo pomeriggio col furgone della floricoltura Gervasini, e siamo arrivati in osservatorio all’una di notte. Abbiamo montato il binoculare sul treppiede, davanti al muro con la carta d’Italia su panno rosso. Alle cinque del mattino ho svegliato tutti gli associati, che sapevano dell’operazione in corso. Si sono precipitati in corridoio per vedere lo strumento, messo lì in fondo. Hanno voluto subito provare lo strumento, che fu portato in terrazza e puntato sulla Luna. (appunti di Chiara Cattaneo).

La piattaforma della seconda cupola
Nelle estati, da maggio a settembre 1967 e da giugno ad agosto 1968, fu costruita la piattaforma della seconda cupola. Essa è un unico blocco di calcestruzzo su roccia, con un pozzo per il basamento di un telescopio. La sua realizzazione richiese molto materiale. Annotazioni di Furia: Cemento: scorta nostra in garage 20 sacchi; il Comune manderà 20 q.li martedi 13/6/67, il camion si è rotto bisogna cercare chi lo porta su. Bisogna cercare di “avvicinare” il Rusconi per farsi dare almeno 60 q.li di cemento (provo con Zanzi). Chiedo 20 q.li alla Ditta Colombo di Malnate (andarlo a ritirare). 18/6/67 telefonato a Notaio Zanzi per Rusconi, conferma per 60 q.li, … Telefonato a Peruzzi per il trasporto a partire da venerdì. L’eccedenza del cemento potrà servire per la gettata della soletta del centro Radio. … Legname: chi me lo da? Il Comune non ne ha quantità sufficiente. Ne occorrono almeno 60-70 mq. … Operai: bisogna che gli associati si espongano il meno possibile e sotto la continua vigilanza di un responsabile fiduciario. Ho chiesto al Sig. Molteni se ci fa la cortesia di darci la manodopera per armare e gettare il muraglione di formazione della piazzola … La gettata della soletta di copertura fu realizzata in 24h di lavoro continuo: senza sosta si impastava cemento sul piazzale, e le secchie erano portate e rovesciate da una catena umana. Questo metodo antico di lavoro, quando tutti si diventa uno, caratterizzò molti lavori della Schiaparelli.

5 Settembre 1968. Continuano i lavori di riordino dell’area del parco dove sono stati abbattuti i 20 abeti attorno al Centro Studi Botanici. Procediamo a tagliare le chiome che dovranno essere bruciate. I rami che superano i 30mm li accantoniamo per altri usi.Il resto è destinato alle fiamme … Non c’è un alito di vento, alta pressione, umidità relativa 60%. Il fuoco stenta a formare un braciere e sono costretto a fare vento manualmente, ma appena il braciere è fatto è possibile bruciare grosse quantità di fronde verdi … Il lavoro è pesante soprattutto per la Rosi Ossola e la Elena Ernst che non sono abituate a queste attività e io stesso soffro nel vederle andare e venire continuamente, in una interminabile teoria di viaggi cariche di materiale da gettare nel fuoco. Questo materiale trasuda resina e diviene ancora più odiosa l’incombenza. Necessita un grande spirito di autodisciplina e una buona personalità per portare a termine una giornata di lavoro volontario di questo tipo. Il sole che picchia forte aumenta il disagio e il calore del braciere è insostenibile, il fumo è acre, pungente e mozza il respiro. Di tanto in tanto sono costretto a intervenire con numerose secchie d’acqua per evitare che il braciere si allarghi oltre i 2 metri di diametro (S. Furia)
Il fenomeno Apollo
La sera del 21 dicembre 1968 moltissime persone in Europa videro a occhio nudo un misterioso e impressionante fenomeno luminoso, nella costellazione dell’Aquila. Fu avvistato a Campo dei Fiori da Roberto Peracchio, e poi attentamente osservato. Apparve un punto luminoso che in pochi minuti si ingrandì fino al diametro della Luna. Continuò a crescere e al tempo stesso a svanire, come un anello di fumo, scomparendo alla vista dopo circa mezz’ora. Le linee telefoniche di Brera, dei giornali, dei vigili e dell’osservatorio furono tempestate da richieste. Molti però non videro la fase successiva, che avvenne dopo circa un’ora. Fu osservata al telescopio Merz di Campo dei Fiori. Le fotografie e i disegni mostrano che si aprì un ventaglio luminoso, come di materia incandescente emessa da un razzo (Andromeda 1969/1). Furia fu intervistato al telegiornale, nella sede RAI di Milano, e presentò l’ipotesi che il fenomeno fosse collegato alla messa in orbita dell’Apollo 8, in viaggio verso la Luna (fu il primo viaggio in cui gli astronauti, Borman, Lovell e Anders si staccarono dalla gravità terrestre e, in circa 70 ore, entrarono in orbita lunare. Nel sorvolo della faccia nascosta le comunicazioni radio si interruppero. Furono eseguite le fotografie preparatorie all’allunaggio dell’Apollo 11). Nel collegamento in diretta con Houston l’ipotesi fu respinta, ma le cose erano andate proprio così [La Prealpina, Nel cielo della città – Misteriosa cometa (22 dic 1968)]. Con lettera del 12 luglio 1969 il prof. Fracassini di Brera confermava a Furia che il fenomeno osservato era legato all’Apollo 8, come raccontato da Sky and Telescope (marzo 1969).

Nella prima metà di gennaio 1969, per le forti nevicate, l’osservatorio col custode Rigamonti rimase isolato. Furia scrisse alle famiglie perché autorizzasero i figli a prestare opera straordinaria di sgombero neve (15 gennaio 1969). Varese, 8 marzo 1969. … L’inverno si è abbattuto su di noi con una violenza mai constatata prima. Oltre 250 cm di neve si sono riversati in undici riprese, impegnandoci per notti e notti e per tre mesi senza riposo. Il giorno dopo tornavamo ognuno al proprio lavoro e ai propri studi. Le bufere si sono susseguite con tale frequenza da farci odiare anche il più piccolo granulo di neve. Tuttavia la strada dell’Osservatorio dalla pensione Irma in avanti è sempre stata sgombera e consentiva a qualsiasi veicolo di raggiungere Vetta Paradiso. … I ragazzi un tempo irrequieti e disordinati hanno maturato molte esperienze e ora rispondono con maggiore coscienza alla vocazione comunitaria. Domenica 3 marzo un gruppo dei nuovi, Daniele, Mauro, Guido e Bruno sono rimasti per tutta la notte svegli e al lavoro sino alle 10 del mattino. Tre sono stati con me fuori con la nuova macchina mangia-neve “Snow-Boy”, dalle 2 di notte alle 13 pomeridiane, per sgomberare la strada dalla Irma all’Osservatorio. E pensare che sino a mezzanotte di sabato erano stati tutti a Gavirate ad assistere ad una riunione dei ragazzi di “Orion”. Ora nella foresteria il silenzio è rispettato. Non c’è più il disordine che prima regnava quasi con aria polemica. La cucina chiunque la frequenti è tenuta bene. Gli associati del nuovo gruppo si sono incamminati, finalmente, sulla strada del vecchio “Gruppo Pioniere” e quelli del nuovissimo gruppo si trovano meglio. Nel refettorio abbiamo collocato una lavagna grande a muro in modo da utilizzarlo anche quale aula di studio. Le stanzette sono tenute in ordine … (S. Furia, da una lettera a Ermanno Chiaravalli)
Venerdì 25 Aprile 1969. Osservazione per ricerca comete dalle ore 3 alle 6 circa nella zona azimuth 70-100 gradi, altezza 0-30 gradi. Strumento usato: binoculare Zeiss con x35. Condizioni del seeing mediocri, presenza di cirri fusiformi e cirri-strati. Bave di vento intermittenti da sud. La tecnica osservativa è la solita: osservazione lenta del campo oculare di tutte le sorgenti luminose deboli con riferimento a una stella guida, e successivi spostamenti in azimuth e in altezza. Faccio eseguire confronti di luminosità e stime agli associati presenti: Luigi Raja, Roberto Peracchio, Mabi Furia, Mauro Crlyenack, Aldo Caravati. Alle prime luci del crepuscolo M31 appare lievissima simile ad un nucleo con estesa chioma. Ognuno si è reso conto così della difficoltà di osservazione e di ricerca delle comete … Dalle 4,30 in avanti è stata osservata la falce luminosissima di Venere. (S.F.)
La rivista Andromeda
Il 20 luglio 1969 fu la data storica dell’uomo sulla Luna. Durante quell’estate uscì il primo numero della rivista Andromeda, rassegna delle attività umane culturali e scientifiche degli amatori di astronomia e delle scienze della natura in Italia (Editore Redaelli, Tipografica Varesina). La rivista incontrò grande favore e l’editore Hoepli propose l’acquisto della testata. [Lettere di Zagar, Segreteria di Stato del Vaticano, Società Astronomica di Francia, Soc. Astron. Pop. Tolosa, U.S.S.R. National Public Library for science and technology, astrofili Luigi Pansecchi e Angelo Bernasconi]. Ne uscirono solo quattro numeri, tra luglio 1969 e dicembre 1970: non c’erano le forze per fare tutto, la strada era più urgente.

Intervista a S. Furia: EPOCA n.946 (1968)